sabato 25 luglio 2020

Il diario segreto di Madame B. di Emanuela Esposito Amato

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IL DIARIO SEGRETO DI MADAME B.
Emanuela Esposito Amato



Editore: Alcheringa Edizioni (10 settembre 2018)
Collana: I quarzi rosa
Genere: Narrativa contemporanea
N° pagine: 326

Dopo la perdita dei genitori, l'abbandono da parte del convivente e il licenziamento dall'impiego decennale di esperta antiquaria, Joséphine Bressi rispolvera l'arte culinaria per cui ha un talento innato e per sbarcare il lunario inizia a preparare manicaretti da recapitare a domicilio.
Durante una di queste consegne, la signora Cortese le offre la possibilità di tornare a occuparsi di antiquariato, coinvolgendola nell’arredamento degli interni di un lussuoso resort turistico.
Tendenzialmente asociale e molto spesso maldestra, Joséphine si lascia convincere, ma questo significa che dovrà lavorare con l’altera, ostica e sempre perfetta Domitilla e soprattutto con Massimiliano, l’architetto giovane e attraente che si occupa della realizzazione del progetto e per cui sin da subito prova dei sentimenti contrastanti di attrazione-repulsione. Lui però sembra molto affiatato e in confidenza con Domitilla.
A complicarle ancor più la vita arriva l'immagine sfocata di una donna che le appare nello specchio di una toelettina francese di inizio Ottocento che fa parte del lotto di mobili antichi che ha scelto per il progetto.
Logica e controllata, razionale e fredda, Joséphine cerca di superare con la ragione sia l’impatto emotivo e gli strascichi che la visione ha su di lei, sia i contrasti e le incomprensioni con Domitilla e Massimiliano, ma la sua quotidianità sembra non avere pace, e durante il restauro, da un cassetto nascosto del secrétaire vengono fuori tre quadernetti e un dagherrotipo che ritrae proprio la donna dello specchio...


La mia opinione

Il diario segreto di Madame B. è il libro d’esordio per Emanuela, collega della grande famiglia Alcheringa Edizioni (di lei vi parlerò prossimamente nella rubrica ‘Autori famosi e non’).
Il libro l’ho letto in ventiquattro ore: una lettura piacevolissima e scorrevole. Un concentrato di emozione e mistero, scritto con grande abilità, senza lasciare nulla al caso.
Sono due le storie che corrono parallele, pur su due piani cronologici ben distinti; sono narrate in maniera alternata, in modo da consentire al lettore di conoscere a poco a poco le due protagoniste.

Josephine, determinata ma dai modi impacciati, è la ragazza napoletana protagonista della storia contemporanea. Rimasta senza genitori, senza lavoro e alla fine di una intensa storia d’amore, cercherà di sbarcare il lunario preparando dolci sfiziosi per piccoli catering. La sua passione per l’antiquariato, però, le farà ottenere un incarico come arredatrice d’interni di una splendida villa a Ravello. I mobili antichi da lei scelti le riserveranno inattese sorprese e grandi emozioni.



Se c’è un aspetto che mi affascinava, quando mi occupavo di antiquariato, era proprio quello di immaginare quali e quante vite avevano condiviso quei mobili prima di arrivare tra le mie mani. Per quel tavolo, come per tutti i pezzi che avevo in casa, avevo provato un’attrazione fulminea e pur di includerlo tra i miei conviventi di legno antico avevo fatto non poche rinunce.




Con Delphine, invece, Emanuela ci catapulta nella Francia del 1840. Il racconto è affidato direttamente alle parole della protagonista, attraverso le pagine del suo diario segreto. Questo permette al lettore di entrare nelle pieghe più recondite delle emozioni, delle ansie e delusioni della donna francese.


Ho appena riletto le pagine che ho scritto nei giorni scorsi. Vivo di ricordi, visto che non succede mai nulla in questo posto dove anche respirare mi opprime! E a proposito di ricordi, poco fa ripensavo al giorno del mio matrimonio. Per tutte le donne è il giorno più bello della vita, quello di cui si serba felice memoria. Per me non fu così.



Le due storie corrono parallele tra loro senza un’apparente punto in comune, fino ad una incredibile scoperta, destinata a cambiare per sempre la vita di Josephine.



Mi sono piegata sulle ginocchia e ho estratto con la massima cautela il contenuto del cassetto, avvolto in un panno di lana sottile, color avorio. Al tatto ho percepito una forma solida, squadrata, e altre meno rigide che non sono riuscita a individuare. Ho portato tutto sul piano da lavoro e insieme a Ciro ho spacchettato gli oggetti. Quello è stato il momento in cui ho creduto di perdere conoscenza. Mi sono sentita diventare sempre più pallida, le mani tremavano e ho dovuto mettere giù il dagherrotipo incorniciato che avevo preso tra le mani.



Anche i personaggi secondari sono ben delineati e fanno da contorno alla storia introducendo in maniera delicata, ma incisiva, temi quali i rapporti famigliari controversi, l’omosessualità, i disturbi alimentari, l’amicizia, la solitudine.


Un libro che ho letto volentieri e nelle cui storie parallele mi sono immersa, sentendomi goffa e impacciata, ma con una gran voglia di rivalsa, nei panni di Josèphine e insoddisfatta e sempre in cerca di nuove emozioni, nei panni di Delphine.

Un applauso a Emanuela che con grande abilità mi ha fatto viaggiare da Napoli alla Francia e dal 2013 al 1840, senza annoiarmi mai.
Un libro fresco, vivace e ben scritto. Consigliatissimo.
Buona lettura!


Poche macchine intralciano la mia discesa dalla collina di Posillipo verso casa.
Gli acquazzoni hanno forse scoraggiato le uscite serali o più semplicemente fra Natale e Capodanno si sta in casa a riprendersi dal primo e prepararsi per il secondo.
Terza ipotesi, la città si è svuotata nei quartieri ricchi.
I suoi abitanti, esclusi dal piacere della lotta quotidiana per l’esistenza, hanno ripiegato a malincuore su spiagge esotiche, cime innevate o capitali alla moda. Meglio così.
Ci metto appena un quarto d’ora per arrivare a Bagnoli.
In compenso devo girare mezz’ora prima di trovare un posto dove mettere in pausa la mia asmatica assistente di consegne a domicilio.
È evidente che qui la gente è rimasta fra le confortanti mura domestiche.
Che poi, detto fra noi, è un privilegio anche averle, le quattro mura, con i costi delle tasse o gli affitti improponibili.




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