Margaret Atwood
Editore: Ponte alle Grazie (2019)
Collana: Scrittori
Collana: Scrittori
Genere: Fantascienza
N° pagine: 398
(Il racconto dell’ancella) - 502 (I testamenti)
Il racconto
dell’ancella: In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati
Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo
femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella
neonata Repubblica di Gilead: garantire una discendenza alla élite dominante.
Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo
sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe
sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a
schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il
successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una
satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà
di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente
puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge
brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta
sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.
La mia opinione
Ho comprato I
testamenti e, ovviamente, non sono potuta uscire dalla libreria senza aver
preso anche il prequel: Il racconto dell’ancella. I due libri, a mio
avviso, non possono essere letti separatamente, per il finale aperto del primo,
che lascia troppe cose in sospeso, e per la crescente sensazione di rivalsa che
quasi fino alla fine rimane solo una sensazione. Il lettore meritava un seguito
e l’autrice decide di concederglielo a distanza di oltre trent’anni.
La Atwood cattura
il lettore poco a poco, con il suo ritmo lento e, proprio per questo,
inquietante.
Per riuscire ad
entrare appieno nella storia ho dovuto sforzarmi di superare due ostacoli, che
nella fase iniziale mi sembravano insormontabili: il primo è l’ambientazione. Ci
ho messo diverse pagine per collocare la storia nel tempo e nello spazio.
Il secondo
riguarda la condizione delle donne di Gilead, la loro totale sottomissione
all’uomo, il divieto di leggere e scrivere, la mancanza totale di diritti e di
ogni libertà (perfino quella di vestirsi o di parlare), la suddivisione in
caste, le punizioni atroci per i trasgressori, la procreazione affidata esclusivamente
alle ancelle, considerate semplici macchine da riproduzione, senza un’anima,
senza una vita, senza alcun futuro da meritare.
Superati questi
due ostacoli, la lettura decolla, perché aleggia il seme della ribellione,
perché sotto la superficie di questo mondo, falso e forzatamente perfetto (non
così lontano dal mondo reale), esiste una perversione che emerge in tutta la
sua prepotenza. Quindi il lettore si aspetta che qualcosa cambi prima o poi;
deve essere così!
Ne I
Testamenti il ritmo, gestito attraverso la testimonianza di tre donne, è da
subito più incalzante; c’è un momento preciso in cui il lettore si anima,
all’inizio della storia, in cui il seme della ribellione emerge in tutta la sua
potenza, soprattutto perché il pensiero arriva da Zia Lydia, la leader
indiscussa della dottrina gileadiana; pensiero che formula ben prima di
diventare una Zia, anzi LA Zia: “Rifarò i conti con voi. Non importa quanto
tempo servirà e quanta merda dovrò mangiare nel frattempo, ma ci riuscirò.”
Sono molto
curiosa di vedere la serie tv ispirata alla storia, The Handmaid’s Tale.
Due libri che non possono mancare nella biblioteca di
ogni lettore. Da leggere assolutamente.
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