giovedì 10 settembre 2020

L'arte sconosciuta del volo di Enrico Fovanna

 

L’ARTE SCONOSCIUTA DEL VOLO
Enrico Fovanna
 
 
 
Editore: Giunti Editore (10.01.2020)
Collana: Scrittori Giunti
Genere: Narrativa contemporanea
N° pagine: 348
 
Premosello, Piemonte settentrionale, 1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta agghiacciante sta per risvegliare l'orrore in paese, sconvolgendo l'infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di distanza dal ritrovamento del cadavere di un'altra ragazzina. In paese si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all'amore innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant'anni dopo, Tobia vive a Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla moglie per l'impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei luoghi dell'infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno cambierà la rilettura del suo passato...


La mia opinione
 
Quella di Fovanna è una scrittura poetica e ammaliatrice. Questa storia misteriosa è raccontata attraverso l’ingenuità e la spensieratezza di un bambino di sette anni, Tobia, che nell’autunno del 1969, vede il suo paese al centro della cronaca nera a seguito del ritrovamento, nelle campagne circostanti, dei cadaveri di due bambini coetanei e compagni di scuola. L’episodio sconvolge il paese e segnerà per sempre la sua infanzia.

 
‘Io non pensavo mai alla morte. 
Avevo davanti l’eternità. La bellezza dei giorni, effimera come i fiori, e al contempo infinita.
Un paradosso inconoscibile. 
L’idea del declino, del resto, non abita i bambini. Vivono e basta, come dovrebbe fare chiunque, nel puro struggimento per l’incanto del mondo e per il privilegio di esserci.’

 
Dopo quarant’anni Tobia ricorda quei momenti e, in un periodo difficile della sua vita, si ritrova a voler desiderare di tornare negli stessi luoghi nei quali aveva giurato di non tornare mai più.

 
‘Il sottofondo dell’acqua. Le chiacchiere di qualche uccello, o di due bagnanti lontani. 
Il sole sulla pelle. 
Sì. Forse l’infanzia è la stagione che precede il Male, la mia lo è stata. 
E il ritorno al paese ha risvegliato un fantasma, il custode dell’inquietudine.’

 
Non è il classico giallo incalzante, dove si susseguono i colpi di scena.
Qui, dietro l’apparente semplicità di ricordi raccontati in prima persona dagli occhi di un bambino, il lettore percepisce tutta la forza delle emozioni, la potenza dell’inconscio e la profondità della vita, racchiusa nel ricordo di pomeriggi spensierati, di un amore puro, di sensi di colpa sopiti, di giochi con i coetanei, di immagini rubate al mondo dei grandi. Il tutto, all’ombra di un mistero che, seppur drammaticamente feroce, non viene mai urlato nella narrazione.

Libro davvero molto bello, scrittura semplice, poetica e intensa.
Da non perdere!

'Mentre la maestra parlava di chissà cosa, 
rimuginavo sul tragitto da fare in bici e sui punti di riferimento. 
Ci sarei andato dopo l'ultima ora di scuola, e da solo.
Al pensiero, provai un po' di paura.
Poi compresi, e il tempo me lo avrebbe confermato,
che tutte le strade che contano passano dalla paura.'




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