Elena Ferrante
Crescere per diventare cosa?
Il nuovo romanzo di una scrittrice amata in tutto il
mondo.
Editore: E/O (novembre 2019)
Collana:
Dal mondo
Genere:
Narrativa Italiana
N° pagine:
336
Il
bel viso della bambina Giovanna si è trasformato, sta diventando quello di una
brutta malvagia adolescente. Ma le cose stanno proprio così? E in quale
specchio bisogna guardare per ritrovarsi e salvarsi? La ricerca di un nuovo
volto, dopo quello felice dell’infanzia, oscilla tra due Napoli consanguinee
che però si temono e si detestano: la Napoli di sopra, che s’è attribuita una
maschera fine, e quella di sotto, che si finge smodata, triviale. Giovanna
oscilla tra alto e basso, ora precipitando ora inerpicandosi, disorientata dal
fatto che, su o giù, la città pare senza risposta e senza scampo.
La mia opinione
Farò
la voce fuori dal coro, ma a me questo libro ha deluso e non poco.
L’ho
comprato per l’autrice (autore?) e per il posto in classifica. Le mie
aspettative erano elevatissime, ma dell’autrice geniale ho trovato ben poco,
tanto da farmi sollevare il dubbio che a scriverlo sia stata proprio lei.
Dopo
trenta pagine ero già stanca di leggere, non vedevo l’ora di finirlo; ho continuato
non tanto spinta dalla curiosità della storia (al contrario la trama non
incuriosisce affatto), ma perché tutte le storie meritano di essere lette fino alla
fine, dove spesso trovano il loro riscatto. In questo libro il riscatto non
arriva mai, men che meno nel finale. È proprio qui che la speranza si trasforma
definitivamente in delusione.
I
personaggi, compresa la protagonista adolescente in crisi, sono schizofreniche
anime rinchiuse in un mondo fetido e forzatamente disgustoso, che cercano, senza
riuscirci, un riscatto sullo sfondo di due Napoli contrapposte: quella
borghese, bugiarda e laureata, e quella dei quartieri bassi, schietta e laida.
È
sicuramente un libro ben scritto, da una delle scrittrici più quotate del panorama letterario italiano, ma la lettura è noiosa e senza passione
alcuna. Posso salvare brevi passaggi e alcune descrizioni ben strutturate e scritte
davvero bene.
Nel complesso sarà un libro che dimenticherò presto. A
mio parere il primo posto in classifica è del tutto immeritato.'Ho amato mio padre, era un uomo sempre gentile. Aveva modi fini del tutto coerenti con un corpo esile al punto che gli abiti sembravano di una misura in più, cosa che ai miei occhi gli dava un'aria di inimitabile eleganza. Il suo viso era di lineamenti delicati e niente - gli occhi profondi dalle lunghe ciglia, il naso di un'ingegneria impeccabile, le labbra rigonfie - ne guastava l'armonia. Mi si rivolgeva in ogni occasione con un piglio allegro, qualunque fosse il suo umore o il mio, e non si chiudeva nello studio - studiava sempre - se non mi strappava almeno un sorriso. Gli davano gioia soprattutto i miei capelli, ma mi è difficile dire, adesso, quando cominciò a lodarmeli, forse già quando avevo due o tre anni.'
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